Ravello, come tutte le antiche città militarmente importanti, aveva due baluardi a sua difesa.
Il primo avamposto contro le invasioni era un promontorio situato nella parte inferiore della città e prendeva il nome di Torello. Il secondo era nella zona più alta e in caso di difesa serviva come ultima possibilità di resistenza e prendeva il nome di Toro. Ravello conserva tutt'oggi i due baluardi, che hanno mantenuto il nome originario: Torello è un caratteristico quartiere ai piedi di Ravello, Toro è nella sua parte più alta e attualmente ospita il Municipio.
Il borgo di Torello si sviluppava alle falde del monte dove si trovava la chiesa di San Giorgio a la Pendula che, secondo la tradizione, sarebbe stata saccheggiata prima dai Normanni nel 1131 e successivamente dai Pisani nel 1137.
Ai tempi delle Repubbliche marinare, Amalfi, Pisa, Genova e Venezia si combattevano o si alleavano fra loro a seconda dell'interesse politico o economico, essendo tutte e quattro interessate al commercio con l'Oriente.
La storia ci riporta che la flotta pisana, la più potente del Tirreno, fu chiamata ad intervenire sull'operato di re Ruggero II che aveva posto l'assedio alla città di Napoli, essendo questa l'ultimo baluardo romanico-bizantino della Campania.
Re Ruggero II aspettandosi un attacco diretto su Napoli chiamò a se tutte le flotte lasciando scoperta Amalfi; i Pisani, venuti a conoscenza della strategia del re e forti di ben 46 galee, si diressero verso Amalfi per due motivi: uno per la concorrenza che questa rivestiva nei sull'Oriente, l'altra perché era una città molto cara a re Ruggero II.
Il 6 agosto 1135 i pisani apparvero all'orizzonte di Amalfi al momento priva di difesa. I Pisani ingannarono ulteriormente i pochi difensori rimasti in città orientando le loro prue a sud, facendo finta di dirigersi verso Salerno.
I soldati amalfitani si precipitarono nella stessa direzione lasciando così la città completamente scoperte così i Pisani, con una virata improvvisa, entrarono senza resistenza nel porto quindi in città.
I Pisani iniziarono il saccheggio di Amalfi e dei centri vicino fino ad arrivare a Ravello dove furono fermati dalla fortificazione di Fratta, edificata pochi anni prima da re Ruggiero II sul colle di Brusara, dove si erano rifugiati i restanti combattenti di Ravello, Scala e Amalfi.
Lo stesso Re, avendo avuto notizia del saccheggio di Amalfi, inviò un esercito di 7000 uomini e 60 navi che piombarono sui pisani infliggendo loro una pesante e memorabile sconfitta che li portò a perdere fra morti e prigionieri, circa 1500 combattenti. I pisani, forti di 100 galee e appoggiati da 80 navi della Repubblica di Genova (cui avevano chiesto alleanza) tornarono due anni dopo per vendicarsi dell'onta subita e puntarono su Amalfi. Il 13 luglio 1137 sbarcarono a Maiori e, superata anche la barriera difensiva di Minori, attaccarono Ravello che offrì al nemico una strenua resistenza.
Grazie al primo baluardo di Torello, incendiato e sottoposto a tre giorni di saccheggi, i pisani furono rallentati nell'entrata in Ravello, dando la possibilità agli ultimi combattenti ravellesi di rifugiarsi nel Toro e poter resistere a lungo prima di cedere le armi.
Ravello dimostrò di essere una cittadina militarmente importante e determinante, tanto che, alla notizia della sua capitolazione, Amalfi e gli altri centri del ducato si arresero, pagando ai pisani ed ai genovesi un forte tributo in denaro per evitare di essere distrutti.
Ogni anno la città di Ravello rievoca con una fantasiosa ricostruzione pirotecnica la prima invasione che si concluse con la cacciata dei Pisani. Tutte le case di questo caratteristico borgo saranno illuminate da luci che cambieranno di colore a sottolineare il susseguirsi degli avvenimenti. Sia le luci che i fuochi pirotecnici, provenienti dai quattro angoli del borgo, mimeranno la battaglia, l'incendio, il saccheggio fino alla sconfitta ed alla cacciata degli invasori.